giovedì 4 giugno 2009

Parlaci dell'Insegnamento

"Il maestro se è veramente saggio non vi invita ad entrare nella dimora della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente.
L'astronomo potrà parlarvi di ciò che degli spazi ha compreso ma non potrà consegnarvi la sua comprensione.
Il musico potrà cantare il ritmo con cui lo spazio intero è retto, ma non potrà prestarvi l'orecchio che quel ritmo coglie la voce che gli fa eco.
E chi è versato nella scienza dei numeri può spiegarvi i mondi dei pesi e delle misure, ma non condurvi in essi.
POICHÉ LA VISIONE DI UN UOMO
NON DA' LE ALI AD UN ALTRO UOMO."


Kahil Gibran,Il Profeta

Copyright

Quando ho iniziato a leggere il Riflettiamo sul Copyright-ormai qualche settimana fa-mi sono immediatamente chiesta che posizione assumere,nel mio solito tentativo di scindere il tutto in bianco/nero, bianco/nero...
Fin dalle prime battute però(ed ora sto per dire una cosa mai detta!)ho capito che il giusto mezzo mai come questa volta sarebbe la soluzione migliore.
Facile a dirsi forse.
Chiaro è che le opere create devono essere in qualche modo tutelate(è giusto che i loro demiurghi ne traggano benefici..ma finché morti non li separi e perfino sottoterra?chissà??) perché questo garantisce la creatività e non la mera copiatura; ma queste creazioni devono essere anche facilmente riutilizzabili(non si può impazzire perché non si può fotocopiare più del 15% di un testo che costa fior di quattrini. Tanto c'è chi ci marcia lo stesso e ci costruisce sopra la propria fortuna.Sto parlando dell'omino losco se non lo aveste ancora capito!!).
Sacrosanto che niente nasce dal niente.
Mi è venuta in mente l'immagine dei cerchi concentrici che si formano nell'acqua quando lanci un sassolino: si irradiano sempre di più mentre il centro-la sorgente, la nascita-rimane fisso, a dare il proprio contributo.
Dovrebbe essere così.
Meglio non lo so spiegare.
Ma come diavolo ho fatto a pensarci??Ho sonno...
Strano! : )

lunedì 1 giugno 2009

...Meno Uno...

E giunge al termine questo "primo" anno accademico.
Per quanto mi riguarda è passato come un lampo.
Nemmeno il tempo di dire:
"Aspetta. Fatti guardare almeno un po'."
Forse perchè l'ho voluto tanto, l'ho sognato tanto.
Chi, come me, ha dovuto pazientemente aspettare per entrare e patire un po' forse capirà questa mia sensazione.
'E stato bello davvero.
Un anno pieno di soddisfazioni ma soprattutto di tanti volti nuovi nella mia vita: c'è chi si è solo affacciato facendo un timido capolino, chi invece ha messo su tenda iniziando a diventare importante e chi,chissà,arriverà..la strada-nonostante il "meno uno" è ancora lunga..bene così!
E quindi nonostante la mia stanchezza cronica, il maledire la sveglia delle sei, e lamentele varie devo dire che mi dispiace il non ritrovarvi tutte le sante mattine in quella file occupata da sciarpe,giacche, astucci e "city-leggo-metro" vari!

Che l'entusiasmo che ci accompagna non mi/ci abbandoni mai.
Vi saluto con queste parole di Gianni Bonadonna, imprimiamocele in testa.

"Alla scuola del malato i giovani medici arrivano impreparati.
Nelle facoltà di medicina si insegna il distacco,l'equanimità[...]
La crescente enfasi sulla biologia molecolare anzichè sull'umanità incoraggia a focalizzare l'attenzione sulle malattie piuttosto che sui pazienti.
Il paziente è passivo,le cellule sono vive.
Si insegna fin da subito la supremazia dell'occhio su quella dell'orecchio:
è a questo punto che lo studente impara a indurirsi nei confronti dell'empatia,a vedere piuttosto che ascoltare.
La medicina contemporanea allontana i clinici da loro stessi, li spinge a contemplare solo le immagini delle strutture corporee.
Ma le radiografie e gli elettrocardiogrammi non rivelano la mente e lo spirito del paziente[...].
La burocrazia frena gli entusiasmi dei giovani,la politica spesso li avvilisce,la routine spegne la passione e la corsa ai facili guadagni corrode una professione che un tempo si chiamava l'arte,l'arte di curare.
[...]Empatia è un fattore fondamentale di cura: vuol dire trasmettere e ricevere fiducia,sentirsi capiti,mettersi nei panni dell'altro. Si può anche semplificare: perchè empatia alla fine significa dare."
Gianni Bonadonna da "Medici umani,pazienti guerrieri"